Un netto cambiamento

Nelle ultime settimane, diversi paesi in giro per il mondo hanno affrontato il tema “vaping”, chiudendo dispute iniziate negli anni passati o stabilendo un netto cambiamento: è il caso di Canada, Israele e Nuova Zelanda.

Il Canada ha, infatti, deciso un’apertura rispetto al mondo dello svapo, considerandolo uno strumento per la riduzione dei danni del fumo tradizionale: i prodotti di questo settore andranno comunque regolamentati (per esempio, verranno tolti dal mercato alcuni aromi e rimarrà il divieto di vendita ai minori), ma è importante sottolineare questo nuovo orientamento, che contrappone definitivamente i nuovi dispositivi elettronici alle classiche “bionde”.

Israele ha, invece, deciso di permettere la vendita della controversa Juul, la sigaretta elettronica caratterizzata da 59 mg di nicotina per ml di liquido: in Europa questo prodotto non c’è (il limite è, infatti, di 20 mg), mentre negli Stati Uniti è diventata protagonista di diversi dibattiti, con scontri sulla possibilità o meno di inserire divieti specifici. In Israele, lo svapo non avrà limiti particolare, a parte l’obbligo di non utilizzare questi dispositivi nelle scuole.

Infine, la Nuova Zelanda ha deciso – dal 9 maggio – di seguire le orme elvetiche, legalizzando definitivamente il vaping e i prodotti con nicotina.
Il governo ha, inoltre, pubblicato sul proprio sito un avviso in cui si sottolinea che il divieto di fumare in luoghi di lavoro chiusi, scuole e asili nido si applica solo ai prodotti tradizionali e non al vapotage: l’obiettivo del paese è ridurre la percentuale di tabagisti dal 15% al 5% entro il 2025.

La relazione fra mondo del vaping (aziende e consumatori) e governi sta lentamente cambiando: rimaniamo in attesa in questo momento storico così complesso e “sospeso” di vedere quali saranno le modifiche del settore in Italia.